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Lontano dai localismi e dai nazionalismi, trovando però nell'Italia una portata idiomatica essenziale, il secondo rinascimento è costituito dalla logica particolare a ciascuno, dalla struttura originaria, dal rinascimento della parola e della sua industria, dalla parola originaria che diviene cifra e che consente di leggere nel suo attuale le storie del suo infinito, senza il cappio del passatismo, del presentismo e del futurismo. La cifrematica sta qui: nell'altra cosa, in una scienza altra e nuova, nella scienza della parola, nella sua logica, nella sua procedura, nella sua esperienza

La cifratica sessuale, in “La cifra”, 1, 1988


Questi venti anni si qualificano nella cifrematica, che prima non c'era e che la lettura trova anche nell'attuale del testo di Dante, di Ariosto, di Galilei, di Vico, di Peano. Nell'impossibile partecipazione alla postpsicanalisi.
La cifrematica dà alla psicanalisi il suo statuto. E l'istituzione risulta un effetto pragmatico, anziché l'ultimo minimo male necessario.


Numero e segno non s'identificano. Il segno nella sua tripartizione segue il numero. Numero del segno. In medias res. Le cose nell'arca. Quante? E quali? Nessun genere, che farebbe paradosso. Nessuna identità, che sarebbe uno schermo dell'inganno dell'immagine. In medias res: quante e quali cose nell'arca. Questa la cifrematica. Lungo la quantificazione, la cosa è cifrale. Le cose si fanno quante per divenire quali, per qualificarsi. La cifralità delle cose legittima la cifrematica.


Come le cose entrano nell'arca e dove approdano? Che le cose potessero significare rappresenta il presupposto animistico del discorso occidentale, che ha impedito la nascita della cifrematica, la scienza che stabilisce come le cose nell'arca si dicono, dicendosi si fanno, facendosi si scrivono, scrivendosi si cifrano.

Per una lezione di cifrematica, in “La cifra”, 1, 1988


Quante e quali cose entrano nell'arca, nella parola? Le cose sono tante: non esistono come tali, non se ne stanno lì, fuori, in attesa di entrare, ineffabili, sostanze. Né rappresentano la morte come sostanza, che debba essere consumata, mediata, dosata, somministrata, come lo psicofarmaco, eutanasia della provincia. Tante le cose. Quante? Esistono in una cardinalità, per l'instaurazione dello zero, del nome preso in una funzione. Quante cose entrano nell'arca? Come procedono le cose? Come si dicono, come si fanno, come si scrivono, come si cifrano? Sta qui la cifrematica come esperienza originaria.

La quantità diviene qualità. Cifrema la proprietà della parola. Cifra la sua qualità. Cifra della parola, della scrittura, della poesia, della vita, dell'itinerario. Due aspetti della cifrematica: idiomatica, la parola presa nella sua logica; cifratica, la parola presa nella sua cifra.
Dogma la cifra dell'immagine, l'incredibile, l'inopinabile, l'inimmaginabile, l'irrispettabile dell'immagine. La qualità dell'immagine ha questo teorema: non c'è più rispetto. Quindi: non c'è più stupro, non c'è più pudore, non c'è più vergogna.


La parola è elusa dal discorso scientifico del ventesimo secolo. Ancora di più è elusa la scienza della parola, la cifrematica. Il discorso scientifico si occupa della scienza del discorso, del linguaggio, della lingua. Cifrematica: scienza, procedura, esperienza. Quella che a lungo ho chiamato psicanalisi si qualifica come cifrematica quale esperienza originaria, di cui non si può avvantaggiare nessun empirismo. La cifrematica dà il suo statuto alla psicanalisi. Qualcosa di differente da quel che c'era a Vienna, a maggiore ragione, da quanto si è diffuso, trionfando, in America, con l'asservimento alla psicologia, in Germania, con l'asservimento alla sociologia, in Francia, con l'asservimento all'antropologia.


A questo punto, mi trovo, come Dante, "nel mezzo del cammin di nostra vita". Certo, m'interessa la ricerca. Occorre sempre cercare cose nuove. Sono ricercatore, come editore, come lettore, come chi ha curiosità e si trova in una costante ginnastica intellettuale. Importa sospendere l'abitudine come rinuncia a pensare. Importa la scrittura cifrematica.


Cifrematico è ciascuno in quanto può entrare in uno statuto del dispositivo. L'esperienza di cifrematica nulla ha da condividere con la psicanalisi di Vienna o di Parigi o degli Stati Uniti o di Francoforte. Sulla sua base, possono intendersi e leggersi il testo di Freud o il testo di Lacan, non meno di quello di Ariosto.
C'è chi, ogni tanto, si trova a avere l'impressione del diluvio, impressione che tutto finisca o che possa finire, che tutto sia sconvolto, che nulla vada e nulla venga, che tutto sia fermo, impregnato di morte, attorniato dal deserto, impigliato nella foresta, che nessuna breccia si schiuda, che l'acqua inondi e stia per inghiottire il vivente. Questo il diluvio. Quasi potesse smarrirsi l'arcobaleno, condizione dell'itinerario. Quasi le cose fossero già date come tali, permanendo al di fuori dell'arca, della parola. Tante cose nell'arca.

Il dispositivo cifrematico, in “La cifra”, 2, 1989


La cifrematica è la scienza della parola, la scienza del secondo rinascimento. Cifrema la proprietà della parola. Cifra la sua qualità. Tutt'altro che, semplicemente, un periodo storico il secondo rinascimento: il rinascimento della parola e la sua industria si legittimano nella cifrematica, distinta nell'idiomatica, che insiste sulla particolarità – logica, inconscio, idioma – e sulla sua procedura, e nella cifratica, che insiste sull'esperienza della parola, sull'itinerario, sul modo in cui le cose divengono cifra. Nessun principio di ordinalità delle cose, nessuna unità, né del verso né della lingua né del passo né della forma né della logica.


Venti anni, questi, di cifrematica. Venti anni che si possono leggere alla luce dell'attuale, dove la storia si scrive. La linguistica, la filosofia del linguaggio, la semiotica, la letteratura, la psicanalisi, la logica matematica costituiscono materiali della lettura cifrematica, traggono la loro portata e il loro statuto dalla scienza della parola, non possono più richiudere la breccia della parola a vantaggio del logo, del discorso occidentale. L'itinerario costruisce la città in quanto temporale, fra l'invenzione e l'arte, la città intellettuale, dove l'Altro indica la divisione senza cambiamento e senza superamento, la divisione inalgebrica e dove l'altruismo, ora repressionista ora depressionista, non può più attuare la sua ideologia di soppressione dell'Altro, giustificata dal suo intento di aiutarlo, ovvero di proteggerlo e di assisterlo, nonché di liberarlo. Due secoli d'illuminismo, di altruismo semiologizzante e spazializzante sono terminati, con il loro seguito palingenetico di appiattimento del cielo e della terra, con le loro rivoluzioni celesti, abbandonando, da qualche parte, la sostanza, come altra faccia della morte, da assumere, da mediare e da consumare, edificando la spazialità sulla fine della differenza sessuale.

La proprietà della parola, in “La cifra”, 3, 1989


Annunciazione, provocazione, collaborazione da differenti paesi e da molti settori. Lungo quell’indagine intorno alla parola che contraddistingue quanto faccio negli ultimi venticinque anni. La rivista “Vel”, prima edita da Marsilio (nel febbraio 1975 fino al 1980) poi da Spirali, le riviste “Clinica”, “Causa di verità”, “Nominazione” costituiscono un laboratorio di ricerca e la testimonianza di un itinerario. La rivista “La cifra. Pensiero, scrittura, proposte” fornisce gli elementi della cifrematica, scienza della parola nelle sue proprietà (i cifremi) e nella sua qualità (la cifra). Nell’epoca in cui la superstizione dell’emergenza valeva un regime, distribuendo i segni della dittatura laicista nelle varie istituzioni.

Editor, in Il cielo d’Europa. Finanza e cultura, “Il secondo rinascimento”, 1, 1992


... psicanalisi e cifrematica. La psicanalisi, dunque. Oggi, è talmente diffusa, in Francia e in Italia, dal parrucchiere, al bar, dovunque. Ma non è più una ricerca scientifica. Non c’è più pensiero né logica. Ci sono una serie di luoghi comuni che dimostrano il livello più basso toccato dalla psicanalisi da quando è stata inventata. È trionfante (apparentemente) proprio quando non esiste più. Niente dibattito, i libri pubblicati sono libri di cappella, d’iterazione di ritualismi, di ruminazione. Fa pensare allo stato degli uomini di chiesa, oggi.


Cifrematica. Ecco una parola nuova. La cifra esisteva. Lo zero e la cifra rilevano della stessa radice, ma si distinguono. Niente cifra senza lo zero. Lo zero è il nome funzionale. La funzione di nome. Il nome innominabile e il nome anonimo. Il padre è l’indice dell’innominabile del nome. E la donna è l’indice dell’anonimato del nome. L’autorità risente della funzione di nome. L’autorità è assolutamente irresponsabile, cioè non responsabile. C’è l’abitudine a assumere l’autorità, credendo che, per questa via, ciascuno divenga responsabile. Il manifesto di Ginevra, “Il secondo rinascimento”, 13, 1994
Cifrema è la proprietà della parola. Cifrematica è la scienza della parola. Scienza è un termine curioso. Leonardo da Vinci trova, per primo, che ogni scienza è anzitutto scienza della parola. Il discorso scientifico senza la scienza della parola resta interamente ideologico. Mira a padroneggiare la parola e il suo atto.

Il manifesto di Ginevra, “Il secondo rinascimento”, 13, 1994


Questo è il caso come la cifrematica può scriverlo. Il capitolo intorno a Oscar Panizza, nella Congiura degli idioti, è un intervento in un altro senso. Perché ci sia il caso di Oscar Panizza occorrerebbe un ulteriore lavoro e certamente il testo di Oscar Panizza lo merita. Forse anche il caso Schreber potrebbe giungere alla scrittura e al compimento. Il mio saggio La droga del presidente (“Vel”, 4, 1976 e La psicanalisi questa mia avventura, Marsilio, 1978) non è ancora il caso, però entra nella parabola, quindi nell’elaborazione, nell’itinerario e ci sono termini essenziali come la distinzione e il limite. La droga del presidente a me pare molto lontano da Aristotele.

 

La psicanalisi è una cosa seria, non già una faccenda di occultismo, non già una faccenda di psicoterapia. Esperienza della parola la psicanalisi del secondo rinascimento. Questa psicanalisi, come aspetto della scienza della parola, come aspetto della cifrematica, è qualcosa che attiene non alla categoria sociale e professionale, ma all’università, alla scuola, alla bottega, al dispositivo, all’esercito invincibile di cui parla Machiavelli nell’Arte della guerra e di cui accenno nel libro Niccolò Machiavelli. Senza eroismo, patologia, pazienza, passione. Senza psicologia e, sopra tutto, senza certificato di appartenenza all’origine o di servizio verso il ritorno all’origine, senza la paura sotto il cui regno si costituiscono tutti i tabù e tutte le varie forme di occultismo. Va da sé che, se la psicologia termina con Nietzsche, tutta la psicologia di cui si tratta qui nella piccola provincia è la psicologia dei postini.

Il caso dell’unico, “Il secondo rinascimento”, 16, 1995


In ciascuna conversazione, affronto la difficoltà in modo da stabilire la traccia da cui poi procede l’itinerario, la conversazione stessa. Non bisogna pensare che la psicanalisi, la cifrematica, la clinica siano un compartimento religioso, dottrinario, riservato, chiuso in se stesso, purista: si tratta essenzialmente di un atto di generosità, di umiltà e di ascolto. Sono gli elementi di ascolto che consentono l’avanzamento e che qualcosa si scriva. Più la situazione è difficile e meno va drammatizzata.


Questa istanza di Freud esiste da vent’anni nell’esperienza in Svizzera: si tratta di conservarla, si tratta di leggere Freud, di paragonare e di confrontare ogni dettaglio dell’esperienza anche con questa istanza, “l’istanza Freud”.
La restituzione del testo di Freud e del testo di Lacan, la restituzione del testo occidentale attraverso la lettura portano alla cifrematica. Anzi, la restituzione, attraverso la lettura, del testo di Freud e di Lacan, perfino del testo occidentale, è la cifrematica. Non si tratta di un’alternativa al testo di Freud e al testo di Lacan né, sicuramente, a una opposizione, a un contrasto, a una critica logica. La cifrematica è la restituzione, attraverso la lettura, del testo di Freud e del testo di Lacan. La lettura come punta estrema della scrittura.


Trasformare una circostanza negativa in una virtù: questo è il mestiere.
L’introduzione alla cifrematica, prendendo ciascun termine, dovrebbe essere un corso costante, in ciascuna città. Introduzione alla psicanalisi, alla clinica e alla cifrematica. Corso per principianti e per dotti, così non c’è chi possa sentirsi escluso. Si tratta di trasformare ciò che viene prospettato come circostanza negativa in virtù. Occorre prendere un termine e, intorno a quel termine, considerare sia la storia sia la vostra ricerca sia la clinica. Altrimenti c’è uno sbarramento tra voi e il pubblico, sicché voi avete l’impressione che dovete travestirvi, dissimularvi, negare l’esperienza per comunicare. È proprio così, invece, che la comunicazione non avviene.

La necessità del superfluo,“Il secondo rinascimento”, 20, 1995


Fare un’obiezione a Freud può essere anche facile, però Freud era un ragazzo a posto. Il nome, il padre, l’autorità costituiscono l’essenziale per incominciare e lui ha aperto la strada. Importa intendere qual è il messaggio e restituire il testo di Freud con la lettura. Questo è il vero compito della cifrematica.


L’etrusco e il fiorentino,“Il secondo rinascimento”, 21, 1995


Il 1988 è un anno importantissimo: inventiamo la cifrematica. Non che quanto era avvenuto dal ’73 in poi non fosse cifrematica, la scienza dell’avvenire, la scienza nuova di cui si parla da Leonardo a Vico, ma il termine cifrema sorge in un’equipe di scrittura della domenica pomeriggio, nell’estate del 1988.

Le donne, la finanza, la clinica, Venezia, 6 maggio 1995, “Il secondo rinascimento”, 22, 1995

 

Ogni tanto capita d’incontrare persone animate da fatalismo positivo. Ed è l’euforia. È sicurissimo che costoro, ben presto, andranno incontro a un fatalismo negativo, alla disforia. Nel primo caso, credono di essere predestinati al successo, nel secondo caso alla sconfitta. È come se, in entrambi i casi, ci fosse un confronto impossibile con una realtà inesistente. Quando c’è l’euforia, l’interlocuzione rispetto alla cifrematica è essenziale, perché c’è modo di dare qualche indicazione e di tracciare la direzione delle cose.

I capitani dell’avvenire, 24 e 25 agosto 1996, “Il secondo rinascimento”, 34, 1996


Non esiste la cifrematica senza dispositivo della tripartizione. Va da sé che, senza questo dispositivo, non esiste nemmeno la psicanalisi. La sola chance della psicanalisi oggi è questa. Per il resto, nel pianeta, non c’è più la psicanalisi. Quella che viene chiamata psicanalisi ormai, dall’America al Giappone, è postpsicanalisi, in cui ognuno, per conto suo, fa blocco, diviene blocco, e si gestisce un frammento di psicanalisi, il ricordo della psicanalisi.

La cifrematica dà il suo statuto alla psicanalisi, “Il secondo rinascimento”, 35, 1996


Nell'88 sorge il termine cifrema e poi il termine cifrematica. Nel luglio dell'88, l'Associazione di cifrematica e la rivista "La Cifra", quattro numeri importantissimi, libri essenziali. Esaminate la produzione editoriale nel campo psicanalitico, psichiatrico, psicoterapeutico, psicologico in Italia in questi venticinque anni, e ditemi se c'è qualcosa, un libro, che affermi un'esperienza nuova, che scriva un'esperienza nuova e che la proponga nei vari paesi come qualcosa che resta.

La scrittura dell’esperienza, 19 ottobre 1996 , “Il secondo rinascimento”, 38, 1996


La cifrematica, come scienza della parola, come logica e cifra della parola, dà alla psicanalisi il suo statuto. La psicanalisi, ovvero quella che noi chiamiamo psicanalisi attraverso la restituzione del testo della psicanalisi, è l'esperienza della parola originaria. Questa breccia della parola c'era in Freud, c'era in Lacan, c'era in altri, ma è chiaro che l'esperienza di oltre venticinque anni, quella che ci riguarda, è un'esperienza che non è quella precedente. Questa esperienza è sorta in altre condizioni, e in altre condizioni è avvenuta la constatazione, con la teorematica e l'assiomatica, che non c'è più discorso occidentale, non c'è più morte bianca, non c'è più da costituire un programma di morte, un programma commisurato all'idea della fine delle cose o in riferimento comunque alla morte.


La cifrematica dà il suo statuto alla psicanalisi, dunque occorre tenere conto assolutamente della lealtà, della dignità, della responsabilità. Non c'è abisso che non si costituisca nell'ossimoro e quindi come apertura. Abbiamo bisogno d'instaurare l'onda ampia e abbiamo bisogno della novità assoluta. Il programma che abbiamo formulato l'anno scorso è il programma della novità assoluta. C'è qualcosa di cui l'intellettuale non debba occuparsi? C'è qualcosa di cui l'intellettuale debba avere paura? Dell'abisso? Della solitudine?


La cifrematica non è solo il termine, è l'intero itinerario, l'intera ricerca, la logica della parola è cifrematica.
Per duemilacinquecento anni c'era una scienza del discorso e una logica del discorso, il discorso come causa. Importava il discorso. Il discorso per dominare, il discorso politico, il discorso dei governanti, il discorso della guerra, il discorso della città, il discorso dell'economia. Il discorso, in pratica come riferimento alla morte, era l'uomo mortale. In sant'Agostino Cristo non accetta la morte, Cristo non accetta l'uomo mortale, il discorso occidentale.


La battaglia del cristianesimo e del cattolicesimo è anche in questi termini: se accettare o no il discorso della morte.
La questione della cifrematica non è solo la questione del termine cifrematica.
Fin dagli anni sessanta, dalla stessa tesi di laurea e poi dagli studi successivi e comunque anche dai primi scritti pubblicati nel '69-73, un'altra logica a un certo punto è emersa: la logica della parola, e questa è una cosa assolutamente nuova perché non c'era prima. Abbiamo indagato nella logica matematica, nella filosofia del linguaggio, nella semantica, nella semiotica, nell'informatica, nella cibernetica, non c'è la logica della parola, una breccia c'era solo lungo il filo rinascimentale. Anche Freud, che proveniva da una formazione hassidica di grande interesse, si trova fra la tentazione del discorso scientifico, che era una forma del discorso occidentale, e la tradizione ebraica, è arrivato a aprire una breccia molto interessante sulla logica della parola. Lacan, che non era ebreo ma cattolico, per altro verso ha fatto altrettanto.


A un certo punto, mi sono accorto che la psicanalisi, tutto ciò che io chiamavo psicanalisi fino all'88, era un aspetto della cifrematica, della logica e dell'esperienza della parola originaria. È un'accezione assolutamente nuova, possiamo chiamarla psicanalisi o no – fino all'88 io la chiamavo psicanalisi, ancora adesso non ho nessuna difficoltà a chiamarla psicanalisi – ma è esperienza della parola originaria.

La scrittura dell’esperienza, 9 novembre 1996 , “Il secondo rinascimento”, 38, 1996



La soggettività significherebbe la differenza sessuale. C’è una categoria assolutamente obbrobriosa se considerata come categoria, quella degli psicanalisti. Ho sempre detto che l’associazione è psicanalitica, è di cifrematica, ma non è associazione degli psicanalisti. L’associazione degli psicanalisti sarebbe come l’associazione dei dentisti o dei farmacisti o degli psicofarmacologi o dei professionisti della morte, certo! C’è chi mi dice: “Qui, siamo quattro generazioni di psicanalisti: c’è Lei, ci sono io, c’è la signora Pinco e c’è la signora Palla. Quattro generazioni di psicanalisti!”. Qual è il fantasma materno, in questo caso? È tanto banale quanto assurdo: la genealogia, la filiazione genealogica.


Il disagio è virtù del principio e l’inconveniente è un teorema del sembiante: non è mai conveniente il sembiante! Il sembiante è la condizione del transfert e la condizione dell’itinerario: non c’è convenienza nella parola, non c’è convenienza nella psicanalisi, non c’è convenienza nella cifrematica. Non è la convenienza la base, la condizione della nostra vita, della nostra strada. Di questo passo, se prendiamo la convenienza a base del nostro itinerario, seguiamo il criterio del conformismo, della rispettabilità, dobbiamo portare il segno della rispettabilità. Nel nostro orticello, nel nostro paesello, dobbiamo essere venerati, rispettati: guai, queste cose non si toccano, non si fanno, non si dicono, non si scrivono! Sarebbe sconveniente.

Il profitto intellettuale, “Il secondo rinascimento”, 40, 1997


La cifrematica è la scienza della parola originaria, e questo comporta la restituzione del testo occidentale attraverso la lettura, comporta sant’Agostino, e poi, Leonardo, Machiavelli, Ariosto, questa triade straordinaria con cui s’inventa l’altra lingua e la lingua diplomatica, quella con cui si scrive l’esperienza.

Il programma della città di Milano. La banca, l’assicurazione, l’impresa, la cultura, “Il secondo rinascimento”, 43, 1997


La psicanalisi è l’esperienza della parola originaria, un aspetto di quella che io chiamo la cifrematica e, cioè, la scienza della parola. Posso dirlo leggendo Leonardo, leggendo Machiavelli, leggendo Ariosto, o leggendo il testo in cui ciascun giorno mi trovo, ciascun giorno, ciascun istante e nell’eternità dell’istante.

La psicanalisi, la clinica, la cifrematica a Padova, a Milano, nel pianeta, Padova 10 aprile 1997, “Il secondo rinascimento”, 48, 1997



Poi, c’è un’altra fase, che è quella della disforia, chiamata depressione. E allora, altri psicofarmaci, chiamati antidepressivi. Insomma il corpo diventa corpo psicofarmacologico, come il corpo del “drogato”. Abbiamo discusso di questo corpo, dal corpo della strega al corpo psicofarmacologico, già negli anni settanta.
Ma questo non è il corpo nella cifrematica, questo è il corpo inteso come mortale. Quello che è veramente straordinario, nel De Trinitate, è l’insistenza di sant’Agostino intorno all’immortalità del figlio. E alla sua invisibilità. Ma proprio perché, anzitutto, c’è l’immortalità e l’invisibilità del corpo.

È possibile cambiare analista? Tripartizione dell’esperienza, oggi e domani, Senago 19 e il 20 luglio 1997, “Il secondo rinascimento”, 48, 1997



La psicanalisi, quella che è stata chiamata la psicanalisi, così come si è costituita in questi ventisette anni, tra Milano, Parigi, Tokio, Gerusalemme, Mosca, San Pietroburgo, Omsk, ecc., è l’esperienza della parola, quindi, rientra nella cifratica, che è un aspetto della cifrematica. Ci sono poi altri aspetti, come l’idiomatica; insomma, ci sono la logica e la procedura. La vera novità è la cifrematica.


Freud parlava sempre di psicologia, anche quando aveva inventato la psicanalisi. Era chiaro, per lui, che la psicanalisi non era la psicologia, però questo termine interveniva ancora. Dove altri cercavano o immaginavano la psicologia, egli trova la psicanalisi. La novità assoluta è la cifrematica. Dove i termini della psicanalisi trovano un’altra logica, un’altra specificità, un’altra direzione.

La sentenza non è mai definitiva, Senago 26 luglio 1997, “Il secondo rinascimento”, 48, 1997

 

La formazione che noi diamo alle imprese è la formazione della cifrematica. La questione essenziale è questa: modificare l’onda che va verso la psicofarmacologia, verso gli psicopompi, scuoterla, scrollare dall’ambiente delle varie città queste mitologie, queste pratiche gnostiche. Quindi, enunciare in maniera autentica la questione intellettuale, per ciascuno. Bisogna assolutamente tornare sulla scena da protagonisti, facendo un valore di questa esperienza, di questi dodici anni, in particolare. Bisogna instaurare l’onda favorevole verso la cifrematica. Ci sono coloro che hanno preso psicofarmaci in questi dodici anni, da quando è incominciato l’affaire, e, ormai, sono assuefatti, sono dei morti sonnambuli. Poi, ci sono coloro che hanno respinto gli psicofarmaci e hanno esigenza di altro. E sono tanti.


Ciò che viene avanzato come qualcosa che si oppone tanto alla questione intellettuale quanto alla questione finanziaria è la paura. Compito primordiale, non della psicanalisi, non della cifrematica, ma dell’analisi, quindi del colloquio preliminare o liminare, è la dissipazione della paura. L’analisi, la psicanalisi, la cifrematica che rispettino la paura, che la considerino una buona giustificazione o un ostacolo all’itinerario paralizzano interamente la vita! Soltanto un programma di morte può organizzarsi rispettando la paura.

Occorre narrare l’avvenire , “Il secondo rinascimento”, 50, 1997



Mathé ha segnalato, con molta chiarezza, che è la cifrematica a dare l’apporto essenziale alla cura. Ha raccontato dell’impiego combinato di differenti tecniche come dispositivi di battaglia, per combattere la malattia in funzione del programma di vita. Di solito, accanto a queste modalità, vengono usati gli psicofarmaci, in tutti i casi, oppure le psicoterapie combinate con gli psicofarmaci, però senza una vera efficacia.

La struttura nuova dell’esperienza, La medicina, la direzione, la salute, “Il secondo rinascimento”, 51, 1998


La semiologia è una disciplina postmoderna, dove tutto è comunicazione, tutto è significazione. La cifrematica sorge anche analizzando, trasformando, elaborando tutto ciò. Fin dall’inizio.
La materia non semiotizzabile è un saggio importante, tuttora. Aveva interessato Lacan, che se l’era portato a Roma e a Milano, nel viaggio del ’74. A Roma, nella conferenza al Centro culturale francese, l’aveva citato: “Questo eccellente saggio, La matière non sémiotique, del mio amico Verdiglione”.
Il successo vero e proprio per Lacan arriva dopo la terza espulsione, con il sessantotto. I suoi slogan, travisati, citati a torto e a traverso, vengono portati sui muri di Parigi, nelle strade, nei cortei: “L’immaginazione al potere”, “Vogliamo tutto, vogliamo l’impossibile”.

L’Euro, la finanza, la telematica, 9-10 agosto 1997, “Il secondo rinascimento”, 52, 1998



Il principio junghiano della libera associazione è il principio del pazzo: “Di' quello che vuoi”. Non c’è la libera associazione, c’è l’associazione libera! La libertà, che è del principio della parola, investe la parola, la parola libera, la parola originaria, la parola cifrale, cioè la parola che diviene cifra. Siamo qui all’essenziale della cifrematica.

Dal disagio alla salute: progetto e programma di vita, 27 e 28 settembre 1997, “Il secondo rinascimento”, 52, 1998


Bisogna distinguere fra direzione e condotta. La condotta del cifrante è un intervento? Ci sono anche questioni mal poste. Il termine condotta è stato elaborato a lungo e investe la sembianza. Avevamo precisato questo termine del dizionario di cifrematica.
Che la posizione dello psicanalista sia nella sembianza, in altri termini, che egli occupi la posizione impossibile di sembiante indica che la maschera non è sociale né politica, quindi che è inassumibile. Questo rende impossibile doppiare il transfert sull’identificazione con la presunta persona dello psicanalista.

La cifrematica è questione di movimento, di lettura, di centralità culturale della Casa editrice e poi, ripeto, della tripartizione e di teoria. Senza la teoria, senza la cifrematica, senza la logica della nominazione è impossibile la pratica. Ma la logica non si acquisisce soltanto attraverso i libri; ci sono coloro che l’hanno letta e riletta e non hanno capito, oppure, hanno capito qualcosa che poi non hanno inteso.


Quindi, ciascun intervento è un intervento nell’ambito del dispositivo. Perché, se non è nell’ambito del dispositivo, è esattamente nella direzione dell’animale fantastico, e è quello che può essere adottato anche applicando la cifrematica come morale. Cosa che avviene per coloro che praticano la psicanalisi nelle varie città, compresa Milano, e per coloro che non la praticano. Anche per coloro che fermamente non la praticano — e secondo me fanno benissimo a non praticarla — ma che la praticano in altro modo, sempre come animale fantastico, nelle varie occasioni che si presentano. Io sconsiglierei in maniera radicale che la praticassero.


Per uno, può essere quella di attuare nuove invenzioni in matematica e insegnare matematica. Per un altro, può essere divenire imprenditore, che certamente è uno statuto speciale che richiede doti a volte forse più importanti, o altrettanto rilevanti di quelle richieste al cifrante. Per un altro, può essere divenire medico o editore o editor. Può trattarsi anche di un dispositivo; il congresso è dispositivo e può esserci chi si specializza in questo aspetto e diviene promotore, organizzatore, eventualmente cifratore o regista di un congresso o di una serie di congressi. Insomma, la cifrematica non ha soltanto questa strada, per cui c’è il cifratore e c’è il cifrante, nelle conversazioni.

Gli errori tecnici, 5 ottobre 1997, “Il secondo rinascimento”, 52, 1998


L’andamento è proprio da fiaba. Per chi non l’avesse capito, noi abbiamo scritto altrimenti la fiaba di Andersen, come abbiamo fatto nell’85 leggendo altre fiabe, francesi, tedesche, napoletane o lombarde. Anzi, non le abbiamo riscritte, sono altre fiabe. È una redazione della fiaba nella cifrematica. Dispositivi intellettuali dell’impresa del terzo millennio. Relazione, comunicazione, formazione,

La sirenetta, “Il secondo rinascimento”, 52, 1998


L’epoca della morte o della gnosi bianca, degli anni novanta, diventa anche l’epoca del soggetto, quindi dell’animale genealogico, dell’animale bianco. La telematica stessa viene sfruttata in funzione dell’animale bianco. Così, la “realtà virtuale” (che nella cifrematica costituisce la novità, in seguito alla scrittura pragmatica sia nella dimensione di sembianza sia nella dimensione di linguaggio) diventa debitrice e tributaria della realtà animale. Sono animali nuovi, animali che vengono visti o che non sono stati mai visti, a essere presentati, rappresentati, creati, ricreati nella realtà virtuale. L’animale fonda il virtuale.


Consideriamo una scrittura New Age, una pittura New Age, una musica New Age: è il perfetto autoritratto, è la copia conforme del soggetto. Anche nelle conversazioni di cifrematica può capitare che una persona proponga uno scritto, un disegno, una composizione musicale e che queste risultino la copia conforme del fantasma. Conoscersi o essere se stessi che cosa significa? Significa l’autoritratto, il conformismo, la copia conforme al fantasma di morte, al fantasma materno. Non c’è insulto peggiore che possa farsi a un pittore: “La Sua opera, ma come Le somiglia!”. È l’opera figlia!
I diversi si divertono, nell’epoca New Age, e divertendosi circolano, e in questo modo obbediscono alla polizia.

La New Age. La sessualità, la finanza a Milano, “Il secondo rinascimento”, 53, 1998


Lo statuto di allievo sul modello tradizionale, sociologico e antropologico si serve del dispositivo genealogico, non esige il dispositivo intellettuale. Non evoca né il testimone né l’artista.
Leonardo da Vinci non ha inventato la psicanalisi, ma il suo testo è ciò senza cui non ci sarebbe la psicanalisi come esperienza della parola, cioè come un aspetto imprescindibile della cifrematica.
Dire che l’allievo è cifratore vale a assegnargli un altro statuto — quindi, nel dispositivo intellettuale — e non quello di figlio. Ciascuno che sia testimone e artista nell’esperienza è cifratore, è allievo e, quando le cose si fanno e si scrivono, nessuno può prescindere da tale statuto. Chi è psicanalista? E chi è cifrante?

L’immunità, la cura, la felicità, “Il secondo rinascimento”, 53, 1998


Gli “errori tecnici” vengono chiamati così nella tradizione freudiana: sono gli errori tecnici da parte dello psicanalista.
Nella cifrematica, l’errore è errore di calcolo, non di logica. L’errore costituisce il filo di Arianna: di errore in errore si stabilisce il filo di Arianna. Invece, la tecnica, téchne, è l’arte, non il modo di sapere, come crede Heidegger.


La cifrematica consente che l’analisi risponda a una logica, che è la logica operazionale. Quindi, non solo il fantasma non si frappone al ritmo e alla sua scrittura, ma opera alla scrittura. La persecuzione si volge in proseguimento e del fantasma materno resta il fantasma.

L’errore tecnico, “Il secondo rinascimento”, 53, 1998


La filosofia ha certamente un compito, oggi. È una questione intellettuale e culturale. È una questione di storia. Certamente, noi siamo cattolici e per noi il cattolicesimo è un’istanza di cultura e di arte. Un’istanza d’internazionalità e d’intersettorialità. Cattolico, katà olós, per intero: le cose procedono per integrazione. Siamo estranei alle chiese. Ma estranei non significa contro. L’epoca non è quella delle chiese. È l’epoca che si vanta di essere spiritualista. Le chiese sono un’altra cosa.
Noi proponiamo la cifrematica, cioè la scienza della parola, mentre il discorso occidentale propone l’episteme, cioè la scienza del discorso come tale. Il discorso è un effetto della parola, non il fondamento, né la struttura immanente o trascendente rispetto alla parola.

La famiglia, il Friuli, la salute, “Il secondo rinascimento”, 55, 1998


Questo altrove indica anche che la struttura non può non scriversi. Ma per scriversi, per formalizzarsi, per trovare il suo compimento nella legge e nell’etica, ha bisogno dell’altra lingua, quella in cui ciascuno parla. Una cosa che la psicanalisi (anzitutto la psicanalisi e, poi, con la logica della nominazione, la cifrematica) ha notato è proprio questo: che, procedendo dal non dell’avere — e non già dall’avere — le cose si aggiungono, aumentano, crescono, trovano la loro struttura. Qui, c’è la portata del nome — del nome come innominabile e del nome come anonimo. Il nome non può essere nominato. Ed è senza nome. Il nome senza nome è il nome anonimo. È impossibile dare un nome al nome, quindi anche dare un nome alla perdita, dare un nome alla morte. Pertanto, è ben altra economia quella che s’inaugura qui, è un’economia linguistica.


Ora, l’economia non sottostà al principio economico, questo Freud lo ha introdotto in maniera brillante e noi lo abbiamo elaborato, mi pare, dando un contributo essenziale attraverso la cifrematica. Quella a cui abbiamo accennato è l’economia nella cifrematica, cioè l’economia anzitutto nella parola, nella sua logica e nella sua cifra, nella sua qualità.

L’economia, “Il secondo rinascimento”, 66; 1999

La psicanalisi, così come è sorta e si è divulgata da Freud fino agli epigoni di Lacan, non c’è più. È evidente. Ce n’è un’altra, che è la psicanalisi come esperienza della parola originaria – in questo modo, non c’era con Lacan, non c’era con Freud, è stata inaugurata negli anni settanta. Ed è un aspetto della cifrematica.

La bulimia, “Il secondo rinascimento”, 73-74, 1999


La parola è originaria. La vita è originaria. La vita è la parola. Perché la vita, bios, risulti la parola sono intervenuti prima l’atto di Cristo, poi il rinascimento, la rivoluzione industriale, la logica matematica, la linguistica, la psicanalisi, e ancora e essenzialmente la cifrematica. La vita è la parola. Vivere è parlare, ma non è parlare così, chiacchierare. La chiacchiera è presa, travolta dalla parola. La parola si staglia sul suo principio ovvero è originaria. Originaria, libera, leggera e integra o integrale: non c’è nessuna presa sulla parola. Non può essere presa, non può essere dominata e dunque nemmeno il suo ritmo, nemmeno ciò che procede dall’armonia/inarmonia, ciò che procede dal due, dall’apertura. Giuntura e separazione.

Il ritmo della vita e i suoi dispositivi, “Il secondo rinascimento”, 79-86, 2000


I
Con la Proposta del 9 ottobre viene istituita la passe. È un termine tratto dalla koinè, dalla lingua presunta comune: passe, il passo. Diceva Leonardo da Vinci: la città di passo. Il passo. Il varco. Il varco dall’analisi che termina allo statuto di psicanalista. Come avviene che c’è chi prenda atto di questo varco. Come avviene che qualcosa si è “scritto”. Mentre per Freud, in qualche modo, l’analisi non finisce mai, per Lacan finisce. (Io adopero questi termini, proprio perché così intervengono. Non sono termini miei, e certamente non sono termini della cifrematica.) La passe sorge perché l’analisi è supposta finire. Perché possa essere constatato che l’analisi è finita. Quando? Quando chi sta facendo l’analisi non è più invischiato nel proprio fantasma, questo direbbe che l’analisi è finita. Ma questa è soltanto la premessa dell’esperienza, non è né la fine né il termine dell’analisi!

 


La conversazione è stata inventata da Leonardo da Vinci. C’è certamente una base in messer Dante Alighieri: “Sanza conversazione o familiaritade impossibile è a conoscere li uomini” (Convivio, I, VI, 10). La conversazione. È con Leonardo da Vinci, con Niccolò Machiavelli, con Ludovico Ariosto che fu inventata la conversazione. Ancora di più, con la psicanalisi come l’esperienza della parola. Ancora di più, à juste titre et à plus forte raison, con la cifrematica.

I dispositivi della rivoluzione: la conversazione, la narrazione, la lettura, “Il secondo rinascimento”, 79-86, 2000


L’itinerario intellettuale non è un itinerario psicologico, non risponde a una logia, cioè a una sistematica. L’itinerario intellettuale risponde alla medicina della parola, cioè alla logica, alla particolarità. Nel discorso di Freud, intervengono ancora molti termini propri del discorso medico. Dice “noi medici”, “il medico deve intervenire così”, intendendo lo psicanalista, e usa il termine trattamento, Behandlung. Tuttavia, questi termini non c’entrano nulla con la psicanalisi intesa come l’esperienza originaria della parola, quindi come un aspetto della cifrematica.

La medicina, l’industria, la salute, “Il secondo rinascimento”, 89-90, 2001


È soltanto con la cifrematica che non c’è più il fraintendimento nei confronti della mitologia medica e nei confronti della psicologia. Dovunque la psicanalisi si è sottoposta alla mitologia medica, alla psicologia, all’antropologia o alla semiologia, è scomparsa, diventando quella che Freud chiama una terapeutica, cioè una psicoterapia. Psicoterapia senza rivoluzione e senza direzione, senza dispositivo rivoluzionario, senza dispositivo di forza, senza dispositivo immunitario.
Freud riprende ancora il termine anamnesi, ma ormai in tutt’altra accezione: anamnesi è la memoria che non può fare a meno dell’anoressia.

La medicina, l’industria, la salute, “Il secondo rinascimento”, 89-90, 2001

 

Il dispositivo di dibattito esige che ci sia un dispositivo della parola originaria. Allora, è il dispositivo intellettuale. Qual è il mezzo e quale è lo strumento per affrontare qualsiasi questione — di fisica, di astronomia, di matematica, di logica, di vita? La cifrematica risponde a questo: il mezzo e lo strumento per affrontare qualsiasi questione. È qualcosa che viene dopo lo scacco della gnoseologia, che cercava lo strumento di conoscenza universale. Qui, non c’è nessuna conoscenza universale. Qui, si tratta di trovare il mezzo e lo strumento per affrontare ciascuna questione, nell’itinerario specifico, istituendo dispositivi intellettuali per questo itinerario e per raggiungere, quindi, il vero capitalismo che abbia un interesse, il capitalismo intellettuale. In questo senso, potremmo mettere come titolo Come divenire capitalista. In effetti, è come divenire capitale intellettuale, come divenire qualità, come divenire cifra della vita. Quel Vangelo che stiamo scrivendo,

La Bibbia della telecomunicazione, “Il secondo rinascimento”, luglio-agosto 2002, nn. 91-92


Già dire materia freudiana è in tutt’altra direzione: è proprio in termini di cifrematica. Ma, ripeto, il cifrema è la proprietà della parola originaria e la cifra è la qualità. Non c’è prima la cifra e poi il cifrema, prima la proprietà, per dir così, e poi la qualità, perché non ci sono un prima e un poi nell’accezione comune. Noi possiamo dire anche che la qualità segue alla proprietà, ma non è una sequenza, un seguito, se sequenza e seguito alludono a una linea. Se, invece, sequenza e seguito alludono alla sezione, alla divisione, allora questo ha un’altra portata.



Da un lato, dunque, i dispositivi essenziali, i dispositivi della tripartizione sono trascurati e dall’altra è trascurata la lettura degli scritti della cifrematica. Ho avuto modo di rendermene conto anche in questi giorni, leggendo qualche manoscritto: trascurare è nell’accezione di sconfessare. Trascurare questi due aspetti comporta che chi si cimenta comunque in qualche aspetto dell’esperienza risente, in termini di significazione, di rappresentazione, di questa sconfessione.

Quel Vangelo che stiamo scrivendo, La cifrematica I dispositivi della rivoluzione: conversazione, narrazione, lettura, “Il secondo rinascimento”, luglio-agosto 2002, nn. 91-92


Perché la linguistica, la stessa psicanalisi, la logica matematica (non quella di Peano, ma quella che ha avuto un certo seguito fra un’università e l’altra, fra l’Europa e l’America) hanno mancato la cifrematica? Di recente, emerge qualcosa, che è ancora sull’onda del discorso. In America c’è chi parla di atti linguistici e di performance. Ma avviene come se tutto ciò facesse parte ancora una volta della manifestazione, del fenomeno e come se ci fosse sempre il discorso a presiedere, a dominare, a padroneggiare, a finalizzare la parola e l’impresa.

La famiglia, l’impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, L’impresa. Quale brainworking? Quale messaggio?, 5 gennaio 2002



La cifrematica non c’entra nulla con la mitologia medica. Restano le questioni: come può instaurarsi un dibattito anche con i medici e in che modo ciascuno può consultare un medico?

La famiglia, l’impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, Il n’y a plus de corps médical, 25 maggio 2002


A questo punto, scriviamo intorno alla psicanalisi scientifica e diciamo, magari, che la cifrematica è una psicanalisi scientifica. Come nel caso di Freud “non c’è più psicologia”, nella parodia della psichiatria scientifica “non c’è più psichiatria” e nella parodia della psicanalisi scientifica “non c’è più psicanalisi”, intesa in modo ordinario e ordinale, nel modo inelegante, nel modo del dialogo, cioè in un modo non intellettuale, in un modo gratuito. Accettare o non accettare (“Sono accettato o sono respinto?, “Accetto o non accetto?”) va nel senso dell’accettazione mentale, dunque dell’abito che è inelegante, inarbitrario, inintellettuale.

La famiglia, l’impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, L’eleganza intellettuale, 22 giugno 2002


Il dispositivo del dibattito internazionale e intersettoriale del primo periodo, 1973-1985, ruotava attorno alla dissidenza e alla clinica. Non soltanto “non tutto è politica”, ma “l’inconscio non è politico”. Che l’inconscio sia politico è la presunzione di ogni politico secondo il discorso occidentale. Quello che il filosofo deve raccontare rientra nella presunzione di che cosa vogliano gli umani, di che cosa sappiano, del senso delle cose e della vita: tutto, inconsciamente, andrebbe verso la politica, tutti (o ognuno) si ritroverebbero nella politica. Ma questo non c’entra nulla con Gerusalemme, nulla con Freud, nulla con la cifrematica. Non c’è dubbio che la strada di Jung possa essere stata in questa direzione. Non c’è dubbio che una certa vulgata, anche lacaniana, degli anni settanta andasse nella direzione che l’inconscio è politico. Su questa onda, un oratore francese a Tbilisi diceva: “L’inconscio è una decisione politica”, come se Stalin potesse decidere per o contro l’inconscio!

La famiglia, l’impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, La nostra politica, 17 agosto 2002


Sono stati Dante Alighieri, poi Leonardo da Vinci, poi Niccolò Machiavelli e, specialmente, la cifrematica a constatare come il paradiso sia la dimora della sessualità innaturale. Un paradiso che sfugge alla promessa delle agenzie. Aritmetico. Non cosmopolitico. Non può essere cercato. Non dipende dalla ricerca. Quanto sorge tra invenzioni e arti del paradiso, lungo la corda e il filo della memoria, sfugge alla ricerca, non dipende dalla ricerca, non sarà mai raggiunto dalla ricerca.

 


La lettura del testo di Freud, per noi, non è secondaria. Freud è un ebreo cattolico? Con lui s’introduce qualcosa, perché il paradiso dipende dalla memoria, non già dalla volontà. Dalla memoria come sogno e dimenticanza. Dalla memoria nel suo filo e nella sua corda, che divengono il filo e la corda del tempo o il filo e la corda del paradiso. Ma è la cifrematica a constatare la natura artificiale del paradiso, che non significa paradiso artificiale nel senso di drogologico, quindi sostanziale o mentale (sarebbe sempre un paradiso immaginato, creato come bene).

La famiglia, l’impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, Quel paradiso che Dio non vuole, 24 agosto 2002


Né ritorno a Freud né ritorno al testo di Freud. Già negli anni settanta proponevamo il ritorno di Freud, cioè la funzione di nome e, quindi, la lettura, perché questo testo non c’è già. Non c’è il testo nella sua sacralità! C’è il testo che sta nel sacro, cioè nella parola originaria. Si tratterebbe forse di mettre sur pieds Freud o Lacan o qualcun altro? La psicanalisi è il ricordo di copertura della cifrematica: altra psicanalisi, altro psicanalista. Per noi, si è trattato dell’introduzione della psicanalisi in Italia, tenendo conto che non veniva portata da nessun altro luogo: né da Vienna come luogo né da Parigi come luogo né da Londra né dall’America.

La famiglia, l’impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, La traccia, il viaggio, il capitalismo, 7-8 settembre 2002


Il timbro della vita è il timbro sessuale, è il timbro diplomatico, è il timbro clinico, è il timbro della valorizzazione dell’impresa, dell’impresa intellettuale. Questo è il timbro. Senza la cifrematica saremmo sprovvisti del timbro e dovremmo fare come tutti, brancolare nel buio.

La famiglia, l’impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, Il timbro, 12 ottobre 2002



La cifrematica è propria del nostro itinerario fin dall’inizio. La psicanalisi come esperienza della parola originaria è un aspetto della cifrematica. Dove la psicanalisi viene definita come esperienza della parola? Non c’è, nell’Associazione psicanalitica internazionale, fondata da Freud nel 1910, nell’École freudienne e negli scritti di Lacan, né in America, né in Giappone, né in altri paesi europei, la psicanalisi come l’esperienza della parola originaria. Nemmeno la parola è intesa come originaria! Ciascun elemento dell’esperienza, noi l’abbiamo considerato come originario, come materiale di elaborazione, materiale intellettuale, materia intellettuale. Non abbiamo mai partecipato all’ipocrisia morale e sociale, che profonde il suo altruismo postulando l’Altro come malato mentale. La questione intellettuale è decisiva per l’instaurazione del dispositivo intellettuale.

Il brainworking, 2003, La materia dell’infinito e della finanza, 8 luglio 2000


L’idea di capitale intesa in modo illuministicoromantico e idealistico è un’idea di godimento ineffabile, di plusgodimento. L’idea del segno dei segni. L’idea di comunicazione diretta. L’idea dell’a corpo a corpo. L’idea di contatto. Un’idea che ha partecipato all’erotizzazione dell’industria.
Della nascita della cifrematica noi dobbiamo ancora trarre le conseguenze nei vari settori e nei vari ambiti. Consideriamo ciascun aspetto di questi trenta anni e ciascun settore: ci sono implicazioni enormi, conseguenze, cose da fare, cose da comunicare. E l’inedito.

Il brainworking, 2003, Brainworking e capitalismo intellettuale, 16 giugno 2001


Un modo ulteriore di formulare la questione “Come riuscire vivendo?” sarebbe “Come riuscire parlando?”. Quali sono, per ciascuno, le implicazioni nella cifrematica? Come ciascuno diviene statuto intellettuale? Quali sono le implicazioni della cifrema-ti ca? Sono implicazioni nella cifrematica. Sono implicazioni locali? Sono una versione piccola o grande della cifrematica nei limiti del fantasma materno? Noi possiamo estrapolare questo o quell’elemento della cifrematica e poi farne un certo uso. Qual è il buon uso e il cattivo uso della cifrematica? Questione assurda. Se noi abbiamo ricordi di studi filosofici o medici o giuridici o letterari, possiamo riportare qualche elemento della cifrematica a ciò che, di queste cose, ci è rimasto in termini di discorso, in termini che aiutano il nostro fantasma di genealogia. È impossibile fare finta di conoscere la cifrematica e di applicarla o di tenerne conto o di usarla.


Quali sono le implicazioni della cifrematica dal 1973 al 1985, oppure fino al 1992 e, poi, dal 1993 a oggi? Come il compromesso fantasmatico non ha avuto modo d’instaurarsi, di stabilirsi? E quali sono stati gli statuti intellettuali? Quali sono i dispositivi intellettuali, intendendo i dispositivi di ricerca, d’impresa, di riuscita, di scrittura, di finanza? Tutto ciò esula dall’ontologia, dall’algebra o dalla geometria dell’oggetto o del tempo. I dispositivi della riuscita sono dispositivi aritmetici.
I dispositivi della battaglia e della riuscita sono incompatibili con l’ordinale e con l’ordinario.

Il brainworking, 2003, Come riuscire vivendo, 30 giugno 2001


Siamo interpellati sulla formula “clinicamente grave”. Questa formula rientra nel discorso comune, non può essere né sicanalitica né cifrematica. Gravis è in anfibologia con brutus. Gravis e brutus. Ma l’etimo di gravis e di brutus è guru, il guru. Guru è anfibologico: gravis e brutus. Quando diciamo la brutalità o la gravità, attribuiamo gravis al signore e brutus al servo. Ma è un’anfibologia. Padrone e schiavo sono un’anfibologia, sono un animale anfibologico. È un modo di stabilire il sistema, al posto del due. È la rappresentazione dell’Altro nel padrone o nello schiavo. Senza dispositivo intellettuale.

Il brainworking, 2003, I dispositivi, il progetto, il programma, 10-11 novembre 2001


La psicanalisi, che introducevamo negli anni settanta, non era mai stata, non soltanto in Italia, ma da nessuna parte del pianeta. Poi, l’abbiamo chiamata cifrematica. Senza precedenti. Per altro, Freud, anche se, a un certo punto, introduce il significante “psicanalisi”, continua a dire “psicologia”. Negli ultimi scritti, nota ancora “la psicologia”, “lo psicologo”, “il medico”, benché la sua non sia psicologia e benché la stessa psicanalisi, con lui, sia qualcosa di estremamente contraddittorio, inassoggettabile alle ideologie e alle burocrazie. Eppure, è stata assoggettata a ideologie nazionali.

Il brainworking, 2003, La legge, l’etica, la clinica, 15-16 dicembre 2001


La cifrematica è una novità assoluta come logica, come procedura, come esperienza, come struttura, come scrittura. Questa novità ha bisogno di tutto ciò che è avvenuto, ma anche di ciò che avverrà. Ha bisogno di una rivoluzione. La cifrematica non può trovarsi esente dai dispositivi della rivoluzione. Ma la rivoluzione non è “avvenuta”. Niente cifrematica senza la rivoluzione. Non può, la psicanalisi, avallare un fantasma, che diventi sistema. Non può, la psicanalisi, avallare il conformismo, rispetto a se stessi, rispetto alle proprie abitudini. Non può avallare nessun abito, nessuna abitudine.

Il brainworking, 2003, La legge, l’etica, la clinica, 15-16 dicembre 2001


La cifrematica è la scienza del terzo millennio. È una novità assoluta. Si è costituita come una novità assoluta. È il nostro modo di restituire il testo dei millenni che ci precedono e di consegnarlo all’avvenire. È il nostro modo di leggere. È una scienza senza precedenti, senza passato, senza storicismo, senza derivazioni, dipendenze, discendenze, ascendenze. Senza genealogia. È una scienza che ha cinque logiche, come la mano. La mano, per cui Leonardo dice che il manuale è intellettuale e che non c’è più da distinguere tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, tra l’arte meccanica e l’arte liberale. Così, le professioni e le confessioni non rispondono alla ragione di vita, ma solo alla ragione dell’essere o dell’avere, della possessione, quindi a una ragione demonologica, alla demonologia.


La cifrematica è una scienza nuova. È la novità assoluta. Alla provincia (se questo luogo della superstizione esistesse) questa scienza non importa. Ma noi non crediamo alla provincia, non crediamo al luogo della superstizione, non crediamo neppure alla superstizione. Non abbiamo nessuna credenza e nessuna immaginazione. La fede non è credenza, non è immaginazione, ma opera, affinché l’esperienza si scriva. La fede è la fede nella riuscita. È fede assoluta.

Edipo e Cristo. La nostra saga, 2002, Il viaggio di Trieste, 22 febbraio 2002



L’analisi trae con sé alcuni teoremi, fra cui, per esempio: non c’è più genealogia. Ciascuno si trova nell’analisi in vario modo, con varie fantasmatiche. Noi diciamo “fantasma materno” il fantasma di morte come fantasma di padronanza. Materno non è da intendersi come della madre. La madre, nella cifrematica, è senza fantasma materno, è uno degli indici del tempo. Indice, nell’intervallo dell’esperienza, del malinteso indissipabile, come ciascuno si rende conto nel suo itinerario. Quando questo malinteso è abolito, viene cercata l’economia dell’incesto, l’economia del negativo, l’economia dell’oscuro. E basta leggere Jung.

Edipo e Cristo. La nostra saga, 2002, I dispositivi della tripartizione, Venezia, 7 novembre 1999


L’assemblea è un dispositivo indispensabile. Come prova anche ciò che è avvenuto fra il 1985 e il 1989. Perché la memoria si scriva, occorre il dispositivo pulsionale, il dispositivo della rivoluzione, il dispositivo del ritmo e anche la memoria di questi trent’anni. Io ho incominciato come psicanalista nel 1970. La memoria di questi trent’anni bisogna che si scriva. Perché si scriva, occorre l’operatore, Dio. Ma neppure Dio opera senza dispositivo. Bisogna che ci sia dispositivo, perché Dio operi, perché l’esperienza si scriva. La cosiddetta psicanalisi è ormai il ricordo di copertura della cifrematica.

Edipo e Cristo. La nostra saga, 2002, I dispositivi della tripartizione, Venezia, 7 novembre 1999


Dal 5 febbraio 1973, sono venticinque anni, abbiamo fondato la cifrematica, che non c’entra niente né con Freud, né con Jung, né con Lacan, ma tenta una restituzione del testo occidentale — quindi la Bibbia, Freud, Machiavelli, Dante, il Vangelo, Vico, Peano — con la lettura.

Edipo e Cristo. La nostra saga, 2002, Il panico e la sua cura, 29 giugno 1998



Consideriamo questi venticinque anni di movimento, di associazione, di psicanalisi, di cifrematica, di editoria, di congressi, di video, di film, di dispositivi. Dobbiamo avere qualche vago ricordo o ciascuno di noi, anche chi arriva adesso, ha da verificare qual è la traccia, qual è la logica, qual è la memoria, qual è la storia e restituire qualcosa di tutto ciò in una testimonianza, in uno scritto, in un’opera d’arte, in una novella, in un racconto, in un romanzo? O nelle cose che si trova a fare e a concludere. Nuove.

Edipo e Cristo. La nostra saga, 2002, La fiaba di Venezia. La famiglia, il Veneto, la salute, Venezia, 24 aprile 1998

 

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Brani tratti dai libri di Armando Verdiglione e raccolti

nel Dizionario di cifrematica, a cura di Fabiola Giancotti